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Le lesioni muscoloscheletriche sono ad oggi identificate come tra i disturbi più comuni della popolazione generale, impattando sia nella capacità lavorativa che, molto spesso, nella gestione di semplici compiti della vita quotidiana.

Questo è dovuto soprattutto al dolore che tali lesioni provocano e dunque, compito dei medici e dei fisioterapisti è proprio quello di trattare il dolore, garantendo il ritorno ad una vita qualitativamente ottimale.

  1. Confronto con i trattamenti comuni

Molto spesso, in queste situazioni, si ricorre a trattamenti piuttosto pesanti dal punto di vista farmacologico che sicuramente portano con sé dei benefici, ma anche, inevitabilmente, altrettanti effetti avversi da non sottovalutare: è il caso dei cortisonici, degli oppioidi o dei sedativi.

Lo scopo del protocollo GDT (Guided DolorClast® Therapy) è quello di utilizzare trattamenti meno invasivi e più affidabili in termini di rapporto costi/benefici.

A questo scopo, infatti, il GDT fa uso di tutta una serie di macchinari e tecnologie che permettono di agire non solo in differenti sedi del corpo umano, che sia per esempio il gomito in caso di una epicondilite (il famoso “gomito del tennista”) o del tallone per una tallonite, ma anche in fasi ben determinate del disturbo ovvero fase acuta, subacuta o cronica.

  • Il laser come terapia fisica

Una delle domande che ci si potrebbe porre è: come può un fascio laser essere impiegato in una terapia fisica?

La risposta risiede tutta nelle modalità con cui il fascio viene erogato.

La tecnologia usata in questo specifico trattamento prevede, infatti, l’uso di un fascio con una lunghezza d’onda di 905nm che si è visto essere ideale per una riduzione rapida del dolore e dell’infiammazione con una guarigione duratura.

Come si può osservare dal grafico qui sopra, il fascio laser usato rientra nella cosiddetta “finestra terapeutica”, ovvero una sorta di area in cui i raggi penetrano in profondità nei tessuti non essendo assorbiti quasi per nulla dall’acqua (e quindi dall’edema che caratterizza spesso queste patologie muscoloscheletriche), dal sangue o dalla melanina potendo agire indisturbati direttamente sul sito in cui è presente la patologia, innescando i meccanismi biologi alla base della fase di guarigione.

Più nel dettaglio, i benefici biologici si basano su due punti essenziali:

  • Il fascio a 905nm è in grado di agire direttamente a livello dei recettori dolorifici presenti nella sede della lesione, disattivandoli dopo soli 3 minuti di irradiazione, spiegando il rapido ed efficace meccanismo antidolorifico;
  • Il laser sembra inoltre portare ad una riduzione della quantità di prostaglandina E2 (PGE2), importante mediatore dell’infiammazione. Infatti, studi clinici hanno mostrato una riduzione del grado di infiammazione locale già dopo solo 1 ora di trattamento.

Dunque, agendo contemporaneamente su questi due fronti, il laser mima perfettamente l’azione dei comuni farmaci usati e prescritti in queste condizioni come gli antidolorifici e gli antinfiammatori, ma bypassando i loro pesanti effetti collaterali e la dipendenza che possono causare.

Al fine di garantire risultati ottimali, però, è necessario accoppiare il fascio laser con una elevata potenza di picco, in brevissimi intervalli di tempo tra un impulso e l’altro: questo permette al fascio di raggiungere in totale sicurezza anche i tessuti più profondi, evitando, per esempio, il rischio di ustione.

  • Al di là del laser: le onde d’urto

L’altra tecnologia sfruttata dal GDT è quella delle onde d’urto: in particolare queste vengono impiegate in due modalità differenti, cioè le onde d’urto radiali e focali.

Le onde d’urto radiali sono da utilizzare come prima linea per tendinopatie ed entesopatie calcaneali, fasciopatie, lacerazioni miotendinee, patologie muscolari e tessuti spastici; per indicazioni superficiali e per condizioni subacute o croniche.

Le onde d’urto sfruttano un semplice fenomeno fisico: l’aria compressa inviata al manipolo accelera un “proiettile”, che colpisce un applicatore fisso ad alta velocità.

L’energia cinetica risultante da questo movimento viene convertita in un’onda d’urto trasmessa in modo radiale ai tessuti bersaglio.

L’impiego delle onde d’urto è breve nel tempo, di solito dura solo pochi minuti, permettendo così di essere accoppiato con altre terapie all’interno della stessa seduta come raccomandato dal GDT.

In particolare, gli effetti biologici delle onde d’urto si possono tradurre in:

  • Riduzione del dolore trasmesso dalle fibre nervose;
  • Aumento dell’irrorazione vascolare che circonda i tessuti molli, accelerando i processi di guarigione;
  • Inizio del processo di guarigione indotto anche dall’attivazione di gruppi di cellule staminali locali.

L’operatore deve approcciarsi seguendo 4 semplici step:

  1. Individuare la zona del dolore tramite palpazione;
  2. Segnare l’area individuata;
  3. Applicare il gel di accoppiamento per trasmettere le onde d’urto al tessuto;
  4. Applicare le onde d’urto radiali o focalizzate sull’area del dolore, mantenendo l’applicatore saldamente adeso alla pelle.

Al contrario delle radiali, le focalizzate sono invece indicate per lesioni calcifiche profonde, fratture non univoche o entesopatie del gomito restie a guarire.

  • Riabilitazione e follow up

Parte integrante del protocollo terapeutico GDT è la riabilitazione che accelera e aumenta il recupero delle funzioni del tessuto danneggiato.

Il programma viene in genere realizzato a discrezione del singolo operatore a seconda delle sue abitudini e del materiale in suo possesso.

In ogni caso, ciò che viene sempre consigliato ai professionisti del settore è quello di rendere il paziente partecipe di tutto il programma e che siano essi stessi protagonisti della loro guarigione.

Inoltre, una delle sfide principali degli operatori è mantenere il paziente perfettamente aderente ai trattamenti effettuati, perché la costanza è sempre alla base di una buona riuscita e di un’ottima guarigione; su quest’aspetto i protocolli GDT hanno mostrato grandi risultati: sembra che i soggetti rimangano più a lungo all’interno del piano terapeutico grazie soprattutto ai rapidi ed incoraggianti passi avanti garantiti fin dall’inizio.

  • Conclusioni

Alla luce di ciò che l’applicazione dei protocolli GDT ha messo in evidenza, si può senza dubbio arrivare alla conclusione che l’uso di terapie combinate che spaziano dal laser, alle onde d’urto fino alla riabilitazione, permettono una ripresa rapida ed efficace della mobilitazione od eventualmente delle attività fisiche o sportive praticate: 24 mesi dopo i primi trattamenti, il 70% dei pazienti che hanno usufruito dei protocolli GDT ha riferito una massiccia riduzione del dolore con ripresa funzionale sempre crescente.

Dunque, l’uso di terapie innovative che fanno uso di tecnologie via via più sofisticate sta permettendo ai pazienti di riprendere la loro vita in mano, riducendo drasticamente il dolore e tornando alla normale quotidianità, abbattendo anche uno dei più grossi limiti delle odierne terapie farmacologiche, ovvero gli effetti collaterali.

Bibliografia

https://www.ems-dolorclast.com/it/guided-dolorclastr-therapy